martedì 30 ottobre 2018

DURATION: SPIEGAZIONE, FORMULA E UTILIZZO NELLE OBBLIGAZIONI

La durata finanziaria di un titolo (Duration) è un indice fondamentale per l’investimento in obbligazioni. Scopri cos’è, come si calcola e cosa permette di misurare. 



Significato di Duration
DurationLa duration, o durata finanziaria di un titolo, è una misura ampiamente utilizzata nei mercati obbligazionari (fixed-income) per valutare l’investimento effettuato e i rischi connessi a eventuali cambiamenti dei tassi d’interesse. La duration viene considerata anche come una misura approssimativa della volatilità di un titolo obbligazionario, quindi una duration elevata indicherà tendenzialmente rischi minori ma maggiori rendimenti e viceversa.
La duration è espressa in giorni e anni e fornisce, a un dato momento della vita di un titolo a reddito fisso, il tempo necessario perché esso ripaghi, con le cedole, il capitale investito inizialmente.

 
Duration, cedole, rendimenti e tassi d’interesse
Ne consegue che un aumento della frequenza delle cedole o del loro rendimentoriduce la duration. Un aumento dei tassi d’interesse fissati dalla banca centrale comporta un calo dei prezzi dell’obbligazione e quindi un impatto sulle performance dell’investimento e un aumento della duration, ossia del tempo necessario a ripagare il capitale impiegato.
Questo comporta che duration più lunghe implicano una maggiore sensibilità dell’investimento al rischio collegato alle eventuali variazioni dei tassi d’interesse, mentre duration più brevi tendono a immunizzare da questo pericolo.

La formula della Duration
Analiticamente la formula della duration più impiegata è quella espressa da Frederick Macaulay nel 1938 (durata media finanziaria) e si esprime come segue:
Formula duration del debito

Dove t è il tempo, tm è la scadenza (o maturity) e, di conseguenza la differenza tm- trappresenta la vita a scadenza (time to maturity).
Da questo deriva la scadenza media aritmetica  che indica la media delle scadenze pesate con le poste di flusso (xk) intese tutte come non negative:
scadenza media aritmetica
Fissando poi j come tasso di valutazione e inserendo un fattore di attualizzazione in un regime a interessi composti  si giunge alla formula della durata media finanziaria descritta sopra.

La Duration Modificata
Da notare che spesso, per conoscere la variazione del prezzo del titolo analizzato al variare del rendimento interno r (TRES ossia Tasso di rendimento effettivo a scadenza = prezzo/valore attuale dei flussi d pagamento) si impiega la duration modificata DM:
Duration modificata
Su un foglio Excel la Duration di Macaulay è facilmente calcolabile con la funzione “DURATA”.

L’utilizzo della Duration
L’impiego della duration nella gestione di un portafoglio di titoli obbligazionari è fondamentale, anche perché la sua sensibilità a eventuali variazioni dei tassi d’interesse può tradursi in forti perdite. Basti pensare che una crescita di due punti percentuali può comportare su un titolo di Stato a 30 anni perdite dell’ordine del 40 per cento. Nell’attesa per esempio di un rialzo dei tassi d’interesse un investitore in obbligazioni può ridurre la duration del proprio portafoglio per comprimere il rischio tassi.
È chiaro che la duration è proporzionale al rischio e dunque al rendimento, quindi riducendola si riducono tendenzialmente gli altri due fattori dell’investimento.
Per comprendere i principi basilari d’impiego della duration si possono evidenziare quattro caratteristiche:
  1. se un bond è zero-coupon, ossia non distribuisce cedole ma fornisce un pagamento dato dalla differenza tra il prezzo ricevuto a scadenza e quello di emissione (usualmente quindi sotto la pari come per i CTZ italiani), la duration dell’obbligazione corrisponde alla vita a scadenza del titolo (time to maturity);
  2. se due bond sono identici per caratteristiche con l’eccezione del tasso di rendimento cedolare (il coupon rate, ossia il rendimento annuale della cedola in percentuale del valore nominale), chiaramente il titolo con un coupon rate minore avrà una duration più elevata. In altre parole, la duration è inversamente proporzionale al coupon rate;
  3. se due bond sono identici fuorché per la scadenza, quello con scadenza maggiore avrà duration più elevata. La duration è dunque direttamente proporzionale alla scadenza;
  4. se due bond sono identici con l’eccezione del rendimento a scadenza (yield to maturity), quello con rendimento a scadenza maggiore avrà chiaramente duration minore. Quindi la duration è inversamente proporzionale allo yield to maturity.
Riassumendo la duration di un’obbligazione si allunga con l’aumentare della scadenza e si accorcia con il crescere del tasso di rendimento cedolare e del rendimento a scadenza. In assenza di cedole la duration corrisponde alla vita a scadenza del bond.

Fonte: Borsa Italiana

lunedì 8 ottobre 2018

Analisi situazione ITALIA VS EUROPA

stavo facendo qualche riflessione, che condivido convoi..
 
negl ultimi giorni , la rottura del governo italiano con la commissioe europea si è fatto sempre piu evidente e chiara.
le dichiarazioni sono cristalline:
1) la commissione è espressione di un voto popolare antiquata e saraì' spazzata via dalle nuove elezioni nel maggio 2019
2) dei pareri della commissione attuale non interessa niente e il governo italiano non si fermerà di fronte alle critiche
 
Dimaio , in un lapsus, l aveva detto : abbiamo fatto una manovra nella speranza che la EU ce la bocci..
 
si sta aprendo progressviamente un altro fronte pero' : quello contro i mercati.
di poco fa questa dichiarazione
DEPUTY PRIME MINISTER SALVINI SAYS WILL NOT BACKTRACK ON BUDGET PLANS REGARDLESS OF MARKET PRESSURE
che fa pendant con molte altre di tenore simile uscite nei giorni scorsi.
 
Penso che " il mercato " andrà a portare il btp fino al livello in cui il rischio di ridenominaizone degli asset italiani in nuovalira sarà prezzato. 
Per ora non ci sono tensioni altissime sulla parte a breve. il due anni rende 1.56  (il 2 anni spagnolo rende -0.17...).
Finchè il 2 anni non si avvicina significativamente al 10 anni, o addirittura lo supera (inversione della curva) , possiamo dire che il rischio italexit non è ancora davvero prezzato.
Quindi pensare che il 310 sia un livello di arrivo è un ipotesi che non mi sento di sposare.
 
sappiamo che ai "mercati" piacciono queste sfide, quindi stiamo attenti a fare i compratori patriottici stavolta.
Non abbiamo solo i mercati contro, ma abbiamo dei politici che lanciano il guanto di sfida , e sperano che i mercati abbocchino, in modo da arrivare a determinate decisioni sull EUropa in modo forzato.
 
aggiungiamo un altro elemento : la traiettoria del debito.
Per ora questa traiettoria non è entrata nel radar inmodo deciso, ma non mancherà molto. Se i tassi restano cosi alti, il problema inizierà a porsi rapidamente. 
Ricordiamoci che siamo a due tacche dal subinvestment grade : una discesa sotto quel livello fa scattare una serie di vendite forzate che rischiano di travolgersi come uno tsunami.  E' prematura parlare di cio', ma teniamolo a mente se a fine mese le agenzie arrivassero a declassarci piu di un notch.

mercoledì 29 agosto 2018

"What I Learned From Sitting In The Trading Room With Steve Cohen"

From ZeroHedge 29 Aug 2018
Submitted by Nicholas Colas of DataTrek Research
Never short a new high or buy a new low. I learned that sitting in the trading room with Stevie Cohen at the old SAC Capital, although it is not something I recall him ever actually saying. The sentiment does, however, capture the sense of the room’s general outlook on trading. And, frankly, life…
The logic around it looks something like this:
  • Someone always knows more than you about a stock, a sector, or the market as a whole.
  • If that “someone” decides to bid up a stock to a new high, you really don’t want to get in their way. It takes a LOT of conviction to keep buying even as a stock breaks out, so whoever is pushing it there feels they know something. Yes, they could be wrong (just look at FB’s new high right before last quarter’s horrible earnings). But they usually aren’t.
  • That makes a breakout an important “Tell” and prudent risk management says you wait for the stock to stop making fresh highs before you short it.
  • The same thing applies to new lows. Someone is selling that name even though it is cheaper than at any point in the last year. Wait for it to stop going down before buying. “Seller reloads” is a bad thing to hear when you are on the buy side of the trade.
With the breakouts this week in the S&P 500, NASDAQ and Russell 2000, we now have a US equity market that, to a trader’s eye at least, is essentially "unshortable." Pile on the fact we have a light volume week ahead of us, plus that there’s not much economic/fundamental news flow until after Labor Day, and there could be a series of new highs in the coming days.
Whenever equities break out to fresh records, we like to do a quick reality check for you. It’s not that we’re bearish; long time readers know we have been steadfastly recommending a US equity market overweight all year. But we hew to the old “Trust but verify” mantra of the late Ronald Reagan. With that, a few points:
#1. Valuations still look reasonable, especially as long-term interest rates seemed capped at 3%.
  • According to the last data available from FactSet, the S&P 500 trades for 16.6x forward 12-month earnings estimates. Using consensus numbers for next year ($178/share), US large cap equities trade for 16.3x on 2018 numbers.
  • With 10-Year Treasuries locked in below 3.0%, all that looks fine.
  • Bottom line: as long as you believe the US economy is in decent shape (we do) and trade/tariff wars will not push the global economy into a recession (we don’t), US stocks are reasonably valued because earnings are strong/rising and interest rates remain low.
#2. Technology is still leadership, with some modest help from Health Care.
  • Large Cap Tech is up 17.2% YTD (and made a fresh high today), which translates to 54% of the S&P’s 8.4% advance in 2018.
  • Amazon, technically a Consumer Discretionary stock, is a large contributor to YTD market returns all on its own. Its average weight in the S&P 500 in 2018 is just 2.6%, but with a 65% return YTD it is 20% of the S&P 500’s price appreciation this year.
  • Large Cap Health Care is 11.5% higher, or 19% of the S&P’s YTD return.
  • Bottom line: Tech + Amazon + Health Care = 93% of the S&P’s gains for 2018 YTD.
#3. There is a broad dispersion of valuation by sector based on 12-month forward earnings estimates.
  • Only 2 groups are materially cheaper than the S&P’s 16.6x valuation: Financials (12.7x) and Telecomm Services (10.2x). We like regional banks rather than large cap money centers, and outlined why last week.
  • Six sectors cluster around the market mean: Materials (15.5x), Health Care (15.9x), Industrials (16.3x), Utilities (16.7x), Energy (17.2x), and Real Estate (17.6x), and Consumer Staples (17.7x).
  • Two sectors show valuations well above the average: Technology (18.9x) and Consumer Discretionary (21.2x, mostly driven by Amazon).
  • Bottom line: there are broad swathes of the market trading for less than market leadership (Tech). They just aren’t working, however. Cheap is expensive (in terms of opportunity cost) in the current US equity market.
#4. The best-case scenario for the S&P 500 is a further 8.7% advance into the end of the year.
  • Since we can all agree that Wall Street analysts are a perennial bullish group, taking the aggregate average price targets for their coverage universes should yield the most bullish upside case for the S&P 500.
  • FactSet’s latest math using those price targets bubbles up to an S&P 500 at 3,148. While most analysts publish 1-year targets, recent market strength means this best-of-all-possible-worlds scenario may happen more quickly.
  • Bottom line: this aggregate price target implies a 17.1% price return on the S&P 500 for 2018 and a 17.7x multiple on next year’s earnings. If you believe 10-Year yields trend lower into December (and maybe click your heels three times), that’s certainly possible. Average total returns since 2010 are 14.2% for the S&P 500, for some historical perspective.
#5. The S&P 500’s solid YTD returns mask remarkable dichotomies in investment style performance that persist even in this latest melt-up:
  • The S&P 500 Growth index was +0.84% today while Value underperformed, only 0.66% higher.
  • The S&P 500 Value index is still 3.7% below its January 26th highs, while the Growth index is 5.4% above that day’s close.
  • Bottom line: S&P 500 Growth is +14.5% YTD, while Value is only 2.1% higher on the year. While it would be logical to expect some reversion to the mean in any further rally, there doesn’t seem to be any catalyst to make that happen.
If one does appear, it will most likely come in the form of a market shock. That means Value will decline less than Growth, not that it will deliver positive absolute returns.
Summing up: today’s breakout to new highs was a function of a baseline assumption (further corporate earnings growth and low rates) and a fresh input (a US Mexico trade deal means other trade/tariff negotiations are also likely). Trade has been the biggest overhang on US stocks, so the latter point has some runway to shove large caps even higher in the near term. You know our thoughts: stay long US large cap stocks. And if you disagree, don’t short them until they stop breaking out.