Wall Street a nervi tesi per voto riforma Obamacare, quello che c’è da sapere
In mattinata a Wall Street, in attesa del voto sulla sostituzione dell’Obamacare, tutto sembrava sotto controllo. L’indice S&P 500 ha realizzato un rialzo dello 0,11% nella prima parte di seduta; l’aspettativa del mercato è enorme per la prima grande prova politica per la nuova amministrazione Trump. Non appena è arrivata la notizia circa il rinvio del voto alla Camera a lunedì, per mancanza di voti a favore sufficienti, il mercato Usa ha perso la bussola e i listini azionari principali hanno intrapreso la strada dei ribassi.
Se la legge sull’assistenza sanitaria dovesse naufragare, il timore di molti analisti è che si allontanerebbero gli ambiziosi piani di riforma fiscale al centro dell’agenda economica del nuovo presidente degli Stati Uniti. Secondo le recenti esternazioni del deputato repubblicano Kevin Brady la caccia ai 215 voti necessari per far passare il “bill” alla Camera dei rappresentanti è vicina (“al 95%”) ad assicurare la buona riuscita della riforma, ma insufficiente a garantire un successo.
Anche se il voto era previsto per oggi, giovedì, non si dovrebbe decidere nulla prima di lunedì. Le divisioni in seno al partito conservatore non sono state sanate in tempo. Da parte dei leader repubblicani, un partito sempre più frammentato sulla questione del controverso piano di assistenza medica, si è subito fatto presente che le tempistiche si sarebbero potute allargare; qui esiste la possibilità che gli investitori interpretino il rinvio come un segno di debolezza.
“C’è stato un mucchio di ottimismo in merito all’amministrazione Trump, questo [dell’Obamacare Ndr.] potrebbe ben essere il primo contrattempo”, ha dichiarato a Reuters Erik Davidson Cio presso Wells Fargo Private Bank, “ciò che il mercato vuole e che si vada oltre la questione sanitaria così da proseguire verso la riforma fiscale”.
È infatti su questo punto che si concentrano le maggiori aspettative rialziste, visto che in campagna elettorale Trump aveva promesso una sforbiciata dell’imposta federale sui redditi delle società dal 35 al 15% (anche se in tempi più recenti il taglio non è stato quantificato).
Per il momento non si può dare per scontato l’accordo con la House Freedom Caucus, il gruppo conservatore repubblicano i cui 29 voti in aula sono condizionati da posizioni assai più radicali sul tema della sanità. Il membro del Caucus, Ted Yoho ha dichiarato a Cnbc che voterà contro il piano sanitario del GOP (il partito Repubblicano), essendo a favore di “una completa abrogazione” dell’Obamacare; ha però riconosciuto che le trattative sono tuttora in corso e che “ci si sta avvicinando” a un nuovo accordo.
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