lunedì 30 marzo 2020

I 3 effetti (cambio leva e “contango”) per capire anche gli Etf e gli Etc più complessi

17/09/2018


Ho comprato un Etf short a leva 2, la Borsa ha perso il 10%, come mai l’Etf non ha guadagnato il 20%? 

Gli Etp (Etf, Etc ed Etn)che replicano all’inverso (short) e/o con effetto leva la performance del sottostante devono essere utilizzati con molta attenzione. In particolare, il meccanismo prevede che il moltiplicatore venga applicato alle performance giornaliere. Come si può vedere dall’esempio nella tabella l’indice sottostante nel primo giorno ha guadagnato il 5% e la performance dell’ Etp correttamente è stata pari al -10%. Per chi detiene lo strumento oltre la giornata però le cose diventano più complesse. Nel secondo giorno l’indice registra un -14,5% portando la performance al -10%; lo strumento di conseguenza si incrementa del 29% a partire da una quotazione di 90 euro e la performance finale risulta del +16,10%. 
L’investitore quindi ottiene una performance differente da quanto si aspettava semplicemente per il funzionamento giornaliero dello strumento.
Ne consegue che questi strumenti funzionano come ci si aspetta solamente se detenuti intraday, mentre non è consigliabile utilizzarli per periodi più lunghi di tempo.
Anche gli emittenti degli strumenti, all’interno dei Kid (documenti con le informazioni chiave per gli investitori) indicano che lo strumento ha un orizzonte temporale consigliato di un giorno.

Dal tenore delle lettere di chiarimento, ma anche di lamentele, che in genere arrivano alla Posta del Risparmiatore sull’argomento Etp (Etf, Etc ed Etn), ci sono alcuni meccanismi di funzionamento che indispettiscono gli investitori. Gli Etf, però, fanno solo quello che dicono ed è quindi molto importante capire quello che fanno. Con l’aiuto degli analisti dell’ufficio studi di Consultique proviamo a chiarire alcuni concetti, anche se a volte le lagnanze sono più che giustificate perché leggendo con attenzione i corposi prospetti informativi spesso non è possibile decifrare alcuni elementi essenziali per capire il meccanismo di funzionamento del prodotto.


Ho comprato un Etf con copertura del rischio cambio, come funziona? 
Comprando un Etf (come un qualsiasi altro fondo) che investe in attività denominate in valuta estera, ad esempio azioni Usa, l’investitore sopporta il rischio insito nelle oscillazioni del cambio (in questo caso del dollaro contro l’euro). Ciò significa che acquistando un Etf che replica l’S&P 500 l’investitore non ottiene la performance assoluta dell’indice, ma la performance calcolata in euro. Se per esempio Wall Street nel 2017 ha guadagnato circa il 22%, a causa dell’apprezzamento dell’euro un investitore europeo che avrebbe puntato sul listino americano avrebbe guadagnato solo il 7%. Esistono tuttavia alcuni Etf che utilizzano strumenti derivati per neutralizzare le oscillazioni del cambio: si tratta degli strumenti cosiddetti “eur hedged”. Con questo tipo di strumento l’investitore può ricevere la performance assoluta dell’indice a prescindere dall’andamento della valuta. Bisogna però sottolineare che la copertura ha un costo di implementazione (solitamente molto basso) e un “costo” strutturale che dipende dal differenziale tra i tassi di interesse vigenti nella zona valutaria estera (nell’esempio negli States) e quelli vigenti in Europa. Dato che i tassi americani sono stati più elevati di quelli europei, la copertura del rischio cambio ha avuto un costo del 2,45% circa nel corso del 2017. Qualora i tassi europei fossero stati più elevati di quelli americani, invece, ci sarebbe stato un vantaggio ad implementare la copertura.


Come mai l’Etc sul petrolio che ho comprato ha perso così tanto nonostante l’andamento del sottostante? 
Anche sugli strumenti che replicano l’andamento di materie prime bisogna stare molto attenti. In questo caso il problema ha un nome piuttosto curioso, si chiama “contango”. Il fatto è che per garantire l’esposizione alle materie prime l’Etc deve comprare contratti a termine (futures) che hanno una determinata scadenza. Ogni qual volta che ci si approssima alla scadenza del contratto futures, l’Etc deve liberarsi del contratto in essere e comprare un contratto con scadenza successiva. 
Il problema sta nel fatto che, quando la curva dei futures si trova in Contango, il prezzo del future che scade è inferiore al prezzo del future che l’Etc va a comprare, generando perdite sistematiche e che questa è la situazione “normale” di mercato.
Per questo motivo si sconsiglia di detenere gli Etc per periodi di tempo lunghi (superiori a qualche giorno). 
Nel caso dei metalli preziosi esistono anche strumenti a replica fisica (“Physical”) che, al posto di comprare futures, acquistano direttamente il sottostante (lingotti d’oro o d’argento e così via) risolvendo completamente il problema del Contango.

domenica 29 marzo 2020

The traditional retirement portfolio of stocks and bonds is down 20% for only the fourth time since WWII


KEY POINTS
  • The traditional balanced portfolio of 60% stocks and 40% bonds lost 20% from its peak value.
  • This is only the fourth time in 75 years it has suffered such a decline with the other moments coming in August 1974, September 2002 and January 2009, according to Michael Batnick of Ritholtz Wealth Management.
  • An investor who rebalanced holdings back to the 60/40 asset split at the end of the month when a 20% decline was first registered would have been positioned for attractive returns in subsequent years.
  • But some believe there are reasons to be skeptical that holding fast to the 60/40 stance this time will fare as well as in past decades.
The coronavirus crisis has punished the blameless across the world this year. That includes investors who did the supposed “right thing,” by keeping a balanced portfolio to fund long-term gains, just as the experts advise.
As the stock-market cascaded to its recent lows this month, the traditional portfolio of 60% stocks and 40% bonds suffered a greater than 20% decline from its peak value, for only the fourth time since World War II.
At last Monday’s low, this standard retirement allocation, as represented by the Vanguard Balanced Index Fund, was 22% off its peak Feb. 19 value – driven mostly of course by the 30% tumble in equity indexes that bonds only partially buffered. In fact, near the worst of the stock sell-off bonds were not offsetting the losses by rallying, as everything but cash was liquidated.

Upon request, Ritholtz Wealth Management research director Michael Batnick went back in history to track each time the 60/40 portfolio had taken at least a 20% hit. Such a decline struck initially at only the following points since 1945 (using month-end data for 60% S&P 500 and 40% five-year Treasuries): August 1974, September 2002 and January 2009.
The fact that the 60/40 autopilot approach has only retreated by 20% on a monthly basis four times in 75 years is itself a testament to the smoothing effects of offsetting equity-fixed income interplay.
What happened next after the prior 20% setbacks? Those months were all within months of the trough of major bear markets, though in each case the ultimate low for the stock indexes was still to come.
Batnick calculates that in those three instances in 1974, 2002 and 2009, it took between 10 and 20 months for this portfolio to recover back to its peak level.
An investor who kept to the disciplined approach and rebalanced holdings back to the 60/40 asset split at the end of the month when a 20% decline was first registered would have been positioned for attractive returns in subsequent years.
In those three instances, the average annual total return from the 60/40 portfolio was close to 12% over the following five years. That’s a healthy advantage over the very long-term average yearly return of around 9% for this asset allocation.
This is perhaps comforting, if not terribly surprising. Any investment discipline that triggers a move to take advantage of steep underperformance in one asset classes tends to be rewarded over time. And rebalancing after big declines in a blended-asset portfolio has generally been about buying nasty breaks in stock indexes.

Is 60/40 stance broken?

On a more opportunistic, shorter-term basis, strategist Terry Gardner of C.J. Lawrence last week noted that simply buying the S&P 500 the last three times it’s dropped 25% from a peak (1987, 2001 and 2008), as it did this month, has always led to positive returns over the next year – even though in none of those instances did the minus-25% level represent the ultimate low for stocks. Those returns one year out were 20% after 1987, 2.5% after 2001 and 18% after 2008.
Are there reasons to be skeptical that holding fast to the 60/40 stance this time will not fare as well as in past decades? Some investment professionals have discussed for some time that the essential premise of the 60/40 mix has been challenged due to extremely low bond yields that leave far less room for bonds to appreciate in an economic slowdown or crisis, mitigating their value as ballast to stocks.
Goldman Sachs strategists last week sounded a cautious note on this front last week with regard to the present market skid. “In addition to the sharper-than-normal equity correction, diversification in 60/40 portfolios has been less good,” the firm said.  “With bond yields at all-time lows now and close to the effective lower bound, there is little space for most [developed-market] bonds to buffer equity drawdowns.”
Stretching deeper into history, skeptics might note the 60/40 portfolio carried a 20% loss for longer stretches in the 1930s, when stocks stayed deep underwater during the entire Great Depression.
So perhaps the traditional asset mix will get less help over time from bond yields squeezing lower in tough times (barring a move to negative yields, which would create a whole other set of issues). Still, bonds can still serve the role as cushion against equity losses.

Rebalancing aided the bounce?

The entire issue of rebalancing is hardly just an academic issue. The impulse from pension funds and automated asset-allocation vehicles to shift hundreds of billions in assets from fixed-income to stocks was detailed by strategists across Wall Street and was at least one significant driver of the surge in the S&P 500 into Thursday’s close.
The S&P 500 at its low point last week was underperforming the Barclays Aggregate Bond Index by some 30 percentage points year to date. Bespoke Investment Group notes that this effectively turned a 60/40 portfolio into a 55/45 mix, requiring one of the bigger rebalancing moves in years.
Of course, to the extent that this mechanical reallocation is timed to the quarter’s end, it means one short-term tailwind for the rebound rally has just about abated, as the market bounce leaves the indexes less stretched and investors have celebrated fresh trillions of dollars in support from the Federal Reserve and Congress.
Strategist Tony Dwyer of Canaccord Genuity, who’s been waiting for a retest of last week’s low to get more aggressively positioned, noted Friday, “Over coming days, the market will not be as oversold, the pension rebalancing will be done, and the bulk of monetary and fiscal stimulus will have been announced.”
While those factors could present a test of the immediate resilience of the market’s attempted comeback, they don’t much alter the case for long-term investors to take what the market has served up with its swift retrenchment this month.

lunedì 23 marzo 2020

How the Market Will Bottom


Knowing the exact price level that stocks will turn is unknowable.
(It sure is fun to try, though.)
We may not be able to predict the size of the selloff, but we can predict its shape.

A Quick Primer

Technical Analysis Has Two Parts
First, you have supply and demand of an asset. Are there more buyers than sellers? Are there more sellers than buyers?
The second part is liquidity. Are market participants sitting on the bid and offer? Or is the demand for liquidity so high that are investors are trying to sell at any price?
Right now... well, it's obvious. There are more sellers than buyers, and there is massive demand for liquidity.

The Economy Takes a Back Seat

We can talk bailouts and unemployment numbers all day. What matters right now is a liquidity crunch that's breaking every single asset class.
Funds are getting crushed. They walked into 2020 with a hilarious amount of leverage, and things went haywire.
Generating alpha from short vol? Blown out.
Merger arb? Smoked.
Credit? Complete crash.
Risk Parity? Aged like milk.
The treasury market went nuts. 30 year had its largest rally and selloff in the same week. There's talk of sovereign entities needing to convert debt to dollars to make it out of the COVID crisis.
The market isn't reacting to COVID numbers, or even how bad earnings will be. It's forced liquidations. This is, by definition, an irrational market response.
Once these overleveraged knuckleheads clear out, then this is where things get interesting.

The One Thing That Will Bottom This Market

I have a trade setup called the “bathwater trade.” It’s when a company has been in a severe, sustained downtrend, and then they release awful news.
They throw the baby out with the bathwater.
The best example was from the 2018 bear market. AAPL had been sucking (very technical term) for a few months.
Then the company guides down and warns on earnings.
That leads to an exhaustion gap lower… and that was it.
Markets don’t selloff when the bad news it was expecting finally arrives. They selloff in anticipation of the bad news.
(The same happens during rallies, too. Ever heard of “buy the rumor, sell the news?”)
Right now, the US is getting spun up with their COVID testing.
That means we're going to see a deluge of "bad" numbers...
First will be the COVID numbers, which will continue to ramp higher.
Second will be economic data like unemployment. It’s going to be morbidly hilarious.
Third will be earnings guidance. We all know they’re coming.
But the market LOVES data. Those nerds love numbers that can go into spreadsheets. And when the risks become better modeled, then they can get priced in.
Liquidity comes back.
And once the bad news starts getting priced in, markets can bounce.

Fuel to The Fire

Here’s where we get into the “lucky guess” side of things.
At some point, the fever breaks.
Shutdowns will reverse. Bars will reopen. People will get back to work.
And you will see a righteous fury from the American consumer.
Those postponed trips to Disney? Rescheduled.
Trading in for a new car? Anything to feel normal.
A new ipad with your bailout money? Sure, because you’re already back at work.
Cinco de Mayo will be wild.
The economic recovery won’t be “W” shaped.
It won’t be “V” shaped.
It will be “Y” shaped. We’re at an asymptote where things are pricing in "zero" and will come back online with the same speed.
And all the ugly earnings guidance? Yes, next quarter's gonna be ugly. Probably the quarter after that.
At some point, these companies will guide back higher because we bought things as a big “fuck you” to the quarantine we had to endure.

My Market Bottom Prediction

Here’s where I stick my neck out.
Again, we don't know when the "low" will be until it happens. And we'll call the low the lowest value in a 10 day window.
The market will not retest its lows.
That’s a pretty bold claim, and it runs in the face of many things we know about traditional market bottoms. I should know because I created a Field Guide to these market structures.
It’s very normal for markets to retest the lows. Go look at 2008, 2011, 2015… all retested the lows after a very high volatility range.
This time, it will be different.
There are very large firms blowing up. Ronin Capital is the first to fall. Other rumors are Brdigewater and Citadel are getting smoked. Way too many smart people tried to short volatility when it was overbought, and that move went open loop.
Once the leverage clears out of the system, you no longer have that liquidity to the downside. Panicked sellers stop hitting the bid.
Instead, we will see the offer on the market continue to lift. It will be with lower volume... there won't be a lot of people buying aggressively... the offer will continue to ratchet higher.
Overeager shorts will play for the next rollover... and it won't come. The leverage is gone, until funds decide to get cute and chase.
Soon you’ll see funds forcing their way back into stocks as the worst is over.
COVID fears will not go away, for a time.
There will be a risk of another event in Q4, but this time the US government overprepare and overreact.
And like clockwork, the same people who hated the Fed from the past decade will continue to hate the Fed. They’ll blame the rally on liquidity and how it isn’t sustainable. Have fun with that.
Is it possible I look like an idiot with this market call? Sure.
Wouldn't be the first time.
There could be enough negative reflexivity to keep earnings muted. More unwinds could happen.
Remember, bear market rallies are as aggressive as the selloffs. And the market participants that demanded liquidity during the selloff won't demand it again.

WHEN Will The Market Bottom?

That's the real question, isn't it?
As I write this, the Fed has promised an unlimited backstop on credit facilities.
The US Congress is (shocker) dragging its feet to push through a fiscal response.
You'd think that we will bounce on that news, right?
I don't think so. I think it will come on some random day not driven by newsflow.The markets will bottom before US COVID numbers peak.
Analysis and trading are not the same thing. As a trader, you don't have to nail the exact bottom to make profits in this market... opportunities will exist 3 months and 3 years from now.
Here's what I'm telling myself...
1. Don't short the first countertrend bounce.
2. Not all stocks are going to make it out of this, so index bets are simpler here.
3. Short vol is now a less crowded space, and will be for a long time.

giovedì 19 marzo 2020

ETF ad accumulazione: perché dovresti sceglierlo!


Gli ETF possono essere di due tipi: ETF ad accumulazione ed ETF a distribuzione. Oggi ti spiegherò perché, se sei un investitore di lungo termine (come mi auguro tu sia), dovresti scegliere sempre gli ETF ad accumulazione. Una cosa che ti ho già anticipato in passato ma che ora è il momento di spiegarti dettagliatamente.

ETF ad accumulazione ed ETF a distribuzione: quali differenze?

La differenza tra i due tipi di ETF è che l’ETF ad accumulazione reinveste i dividendi che incassa dai titoli che detiene in portafoglio, mentre l’ETF a distribuzione eroga questi dividendi all’investitore.
Molti pensano che incassare i dividendi sia meglio e sono sicuro che anche a te è passato per la testa. In fondo, i dividendi sono soldi che ti entrano in tasca e quindi cosa c’è meglio di questo?

Beh, in realtà ti dico che se, come dovresti, sei un investitore di lungo termine, dovresti scegliere esclusivamente ETF ad accumulazione!

Questo perché reinvestire i diviendi permette di aumentare ulterioremente la “magia dell’interesse composto”.
Ora ti spiego meglio la cosa con un esempio numerico.
Secondo una ricerca fatta in USA, se 50 anni fa avessi investito 10.000 dollari in Coca Cola e avessi tenuto le azioni incassando e spendendo i dividendi, ad oggi avresti avuto un rendimento reale del 4,80% circa.
Tuttavia, se i dividendi fossero stati progressivamente reinvestiti, il rendimento reale sarebbe stato del 6,50%, quindi circa 1,7 punti percentuali in più.
Un risultato di per se non da poco ma che non racconta tutta la storia.
Infatti, questo calcolo che è stato fatto negli USA non tiene conto delle tasse che tu pagheresti sulla distribuzione, che in Italia è il 26%. Se tenessi in considerazione la tassazione il differenziale sarebbe ancora maggiore.

ETF ad accumulazione: più rendimento e meno tasse

Pertanto, l’ETF ad accumulazione ti permette di avere:
  1. Meno tasse
  2. Maggiori rendimenti
Cosa succede però in un mercato al ribasso?
Ovviamente, in un mercato al ribasso un ETF a distribuzione perde di meno perché i dividendi non vengono reinvestiti in titoli che si deprezzano.
Tuttavia, in un mercato al rialzo succede l’esatto contrario e poichè nel lungo periodo le fasi di rialzo e la loro entità sono superiori rispetto alle fasi di ribasso, dovresti prevedere il timing in modo abbastanza preciso. Una cosa che ti sconsiglio di provare a fare!
Concludendo, come investitore di lungo termine dovresti evitare assolutamente di utilizzare per il tuo portafoglio degli ETF a distribuzione e prediligere, invece, ETF ad accumulazione, quantomento fino a che i costi sono simili tra le due soluzioni.
Scopri subito altri segreti e tecniche per migliorare i tuoi investimenti iscrivendoti al mio corso gratuito in 7 email INVESTITORE SMART.
Buon investimento.

ETF a replica fisica ed ETF a replica sintetica: conosci le differenze?



etf-a-replica-fisica-e-etf-a-replica-sintetica-differenzeIn questo blog ti suggerisco da sempre gli ETF come migliore strumento per investire. I  vantaggi te li ho già elencati in passato, ma è bene riprenderli. Con un ETF:
  1. Replichi la performance dei vari mercati sottostanti senza sorprese (positive o negative), perché l’ETF non fa gestione attiva
  2. Hai bassi costi di gestione e di negoziazione
  3. E’ uno dei modi più efficienti di investire nel lungo termine, perché l’ETF effettua al suo interno e a bassissimo costo tutti i ribilanciamenti periodici dei singoli titoli ed essendo spesso localizzato in giurisdizioni favorevoli per i veicoli finanziari hanno anche una buona ottimizzazione fiscale
Il punto su cui oggi vorrei però farti riflettere è il primo, cioè la modalità di replica dell’indice sottostante. Diversi investitori ignorano del tutto le modalità attraverso cui un etf può replicare un indice.

ETF fisici e sintetici: 2 modalità per replicare un indice

Di fatto, gli ETF replicano gli indici a cui fanno riferimento con due diverse modalità alternative:
  • replica fisica 
  • replica sintetica

ETF a replica fisica: replica un indice acquistando i titoli che lo compongono.

Il primo modo con cui gli ETF replicano gli indici è tramite la replica fisica, cioè l’acquisto vero e proprio dei titoli che compongono l’indice.
Questa modalità prevede al suo interno due diversi tecniche:
  • ETF a replica fisica completa: vengono comprati esattamente tutti i titoli nelle precise percentuali che compongono l’indice
  • Etf a replica fisica a campionamento (o a campione): dove vengono acquistati i titoli più significativi che compongono l’indice usando tecniche statistiche e, come dice il nome, di campionamento.
Se da un lato sembrerebbe che la prima modalità sia da preferire perché è più diretta e facile da comprendere, c’è da dire che la tecnica a campionamento ha i suoi vantaggi. Gli etf a replica fisica completa è idoneo replicare indici come il DAX30, l’Eurostoxx50 o il Dow Jones, che detengono pochi titoli (e a grande capitalizzazione).
Al contrario, etf a replica fisica completa si dimostrano inefficienti a replicare indici composti da azioni non sempre acquistabili facilmente.
Questa difficoltà, ad esempio, si riscontra di frequente quando si replicano indici di società a media e soprattutto piccola capitalizzazione. Problemi di reperibilità di titoli si riscontrano anche con indici di paesi emergenti o periferici.
La replica fisica a campionamento può essere molto utile a raggirare  questo problema. Chiaramente nel caso della replica fisica a campione il gestore del fondo deve impiegare tutti gli strumenti necessari al fine di selezionare i titoli più liquidi e al contempo più rappresentativi.
Se i titoli selezionati sono poco rappresentativi il rischio di una replica non fedele dell’indice è molto alto: l’etf evidenzierebbe un trekking error troppo elevato!  Al contrario se il lavoro di selezione è svolto bene si ottimizzano i ribilanciamenti e la gestione dei dividendi e quindi il trekking error potrebbe essere addirittura inferiore rispetto alla replica fisica completa.

ETF a replica fisica: il rischio di controparte non esiste!

L’aspetto positivo della replica fisica, sia essa sintetica o a campione, è che non c’è alcun rischio controparte.  Il gestore dell’etf che applica questa modalità di replica ha la piena proprietà di tutti i titoli. Inoltre, i titoli risultano custoditi presso una banca depositaria e costituiscono patrimonio separato rispetto alla società emittente. In periodi turbolenti come il 2008, quando persino i grandi istituti finanziari vacillarono, è un plus non da poco.

ETF a replica sintetica: replica un indice facendo ricorso a strumenti derivati

Gli ETF a replica sintetica non compra i titoli che compongono l’indice. In questo caso per seguire l’indice si fa ricorso ad un contratto derivato (SWAP) stipulato con una banca d’affari.
Anche gli etf a replica sintetica si basano su due diverse tecniche:
  • Etf a replica sintetica unfunded
  • Etf a replica sintetica funded
Il primo è la replica sintetica unfunded, dove l’ETF compra (cash) un paniere di titoli da una controparte (generalmente banche e istituti finanziari primari), girando a quest’ultima il rendimento del paniere, e in cambio stipula un contratto dove tale controparte riconosce la performance total return dell’indice da replicare. In questo caso, l’ETF si espone ad un rischio controparte pari alla differenza tra il valore del NAV e quello del paniere sostitutivo di sua proprietà. Se la controparte fallisce e non onora il derivato, la differenza di valore appena vista resterebbe a carico dell’ETF.
La seconda modalità è la replica sintetica funded, dove l’ETF stipula con una controparte un derivato (SWAP) con il quale viene riconosciuto il rendimento del benchmark.
A fronte di questo derivato, l’ETF trasferisce alla controparte il denaro che costituisce il NAV. Con il denaro trasferito, la controparte acquista dei titoli primari a garanzia del derivato, sui quali l’ETF ha un pegno. Se la controparte fallisce, l’ETF prende i titoli e li liquida. Non è comunque eliminato il rischio controparte, perché la liquidazione di questi titoli potrebbe non coprire interamente il NAV.
Tuttavia, la normativa limita molto il rischio di controparte ad una percentuale non superiore al 5% del NAV. Inoltre sono sempre di più gli emittenti che chiedono garanzie aggiuntive.
La replica sintetica, come puoi vedere, ha un rischio controparte. Tuttavia, si tratta di una replica che si avvicina molto alla perfezione in quando queste forme di replica generano un trekking error molto basso.

Etf replica fisica e etf a replica sintetica: quali sono i più diffusi?

Le varie case di investimento prediligono diverse modalità di replica. Ad esempio, Ishares non usa quasi per nulla la replica sintetica Dei circa 100 ETF Ishares quotati sul nostro indice, i 3/4 sono a replica fisica completa, solo 3 a replica sintetica e il resto a replica fisica a campione. Al contrario, Lyxor usa quasi esclusivamente la replica sintetica “unfunded”.
Complessivamente, degli ETF quotati in Italia il 50% è a replica sintetica unfunded, il 18% a replica sinteticafunded, il 25% a replica fisica completa e solo il 7% sono ETF a replica fisica a campione.
Tuttavia negli ultimi anni il numero degli etf a replica sintetica sta diminuendo drasticamente a favore degli etf a replica fisica.

Replica fisica o sintetica: quale scegliere?

Ora, però, sono sicuro che vuoi sapere quali ETF preferire per i tuoi investimenti.

La mia risposta è che, di fatto, non ci sono grandi differenze tra ETF a replica fisica ed ETF a replica sintetica.

Se però l’ETF a replica sintetica ha costi più bassi, puoi anche scegliere questa tipologia. Considera che l’ETF a replica sintetica ha sì un rischio controparte, ma questo non è certo per il 100% del NAV dell’ETF, ma solo per la differenza tra il NAV e il valore del paniere a garanzia. Spesso questa differenza è davvero minima.
Concludendo, puoi stare tranquillo con tutti gli ETF e scegliere comunque quelli a replica fisica quando i costi e l’efficienza della replica sono uguali alla sintetica. Per avere una visione completa sui rischi degli etf ti consiglio di leggere questo articolo sul rischio di fallimento di un etf.
Scopri tutti i vantaggi di investire tramite ETF iscrivendoti al mio corso gratuito in 7 email INVESTITORE SMART.
Buon investimento.

Liquidità etf: dipende da volumi di negoziazione e masse gestite?


liquidità-etf-da-cosa-dipendeRiteniamo che gli etf siano la più grande invenzione del mondo finanziario. In questo blog sottolineiamo spesso che investire in etf, in sostituzione dei più vecchi costosi fondi comuni, rappresenta un indubbio vantaggio soprattutto per i piccoli investitori.
Per poter realizzare investimenti vincenti è però necessario saperli gestire consapevolmente. Oggi chiariamo il concetto di liquidità degli etf e come si misura il rischio liquidità di un etf. Uno degli aspetti più controversi del mondo degli etf.
Non è raro confrontarsi con delle definizioni poco chiare o addirittura sbagliate. Per questo ti consiglio di metterti comodo e di comprendere una volta per tutte il vero significato di “liquidità etf”. I tuoi risparmi ti ringrazieranno!
Il termine etf che è l’acronimo tradotto in italiano di “fondo scambiabile come un’azione“, fa si che la maggior parte degli investitori valuti erroneamente la liquidità di un etf limitandosi a considerare, come per le azioni/obbligazioni, il volume di scambio giornaliero che avviene sul mercato.
Sebbene tra gli etf e le azioni esistono diversi punti in comune, uno tra tutti, la possibilità di scambiarlo sul mercato direttamente ed istantaneamente durante le ore di contrattazione, la liquidità di questi strumenti si misura in maniera diversa.

Liquidità etf: non si misura come quella delle azioni!

Se la tua attenzione è stata catturata da questo articolo sai benissimo che il concetto di “liquidità” di uno strumento finanziario è un fattore da non trascurare nelle scelte di investimento.
Un’attività finanziaria liquida è caratterizzata da un elevato volume di scambio su base giornaliera. Per cui uno strumento finanziario liquido è da preferire in quanto consente un agevole scambio dello stesso sul mercato.
Perché?
Il ragionamento è semplice: se ogni giorno sul mercato quel titolo viene scambiato un numero elevato di volte, la possibilità di trovare qualcuno disposto ad acquistare o vendere quel titolo è molto elevata.
Al contrario un titolo poco scambiato aumenta il rischio di non trovare nessuno interessato ad acquistarlo o venderlo!
A titolo di esempio, le azioni Enel sono molto liquide in quanto ogni giorno sul mercato vengono scambiate un numero considerevole di azioni. Il rischio, specie per un piccolo risparmiatore come te, di rimanere con “il cerino in mano” è praticamente inesistente.
Diverso è il discorso per molte società a bassa capitalizzazione, come quelle presenti nell’indice ftse small cap, per le quali spesso i volumi sono molto ridotti.
Nel caso degli etf la misurazione del grado di liquidità è meno diretta. Scopriamo, quindi da cosa dipende!

Liquidità etf: ecco da cosa dipende!

Come ti anticipavo prima, molti investitori nel valutare la liquidità di un etf considerano al pari delle azioni, il volume di negoziazione giornaliero ed in più il totale delle masse gestite (AUM). Quest’ultimo dato ci fornisce un’indicazione sulla grandezza del fondo e quindi sul numero di etf creati dal gestore.
In realtà questi dati, se non ben interpretati potrebbero indurti a conclusioni sbagliate. Un etf che ha un elevato volume di negoziazione e presenta al contempo un elevato volume di masse gestite, è, salvo casi particolari, sicuramente liquido. Tuttavia non è necessariamente vero il contrario.
Un etf,  anche con un volume di negoziazione basso e una massa gestita modesta (spesso accade per gli etf “nati” da poco) può garantire un’ottima liquidità.
Nel grafico sottostante puoi vedere come pur variando considerevolmente il volume e la massa gestita, il prezzo non ha subito nessuna oscillazione importante.
liquidità-etfQuesto aspetto è la differenza sostanziale che esiste tra le azioni e gli etf. E deve esserti ben chiaro!
Questo è possibile grazie al particolare meccanismo di creazione e riscatto degli etf e alla partecipazione al mercato di partecipanti autorizzati (PA).
Non entriamo nei tecnicismi, che sono anche abbastanza complessi. E’ però importante che tu sappia che grazie alla logica di funzionamento degli etf, anche in presenza di un book di negoziazione “spoglio”, non vi è rischio liquidità, in quanto può essere comunque garantita la possibilità di scambiare consistenti quote di etf senza variazioni significative di prezzo e senza quindi che ti
Gli etf sono infatti fondi aperti, per cui il numero di quote dell’etf variare giornalmente in base alle esigenze del mercato.
Ciò che effettivamente può influenzare la liquidità di un etf è la disponibilità del sottostante. Questo significa quindi che se l’etf replica un benchmark di azioni a bassa capitalizzazione, allora è effettivamente possibile che non vi siano quote sufficienti per soddisfare quell’ordine e che tu sia esposto al rischio liquidità!

Rischio liquidità etf: basso volume di negoziazione e limitate masse gestite non sono necessariamente sinonimo di “pericolo”!

Ora, sull’argomento, liquidità e rischio liquidità etf, hai una competenza superiore al 98% degli investitori e quasi più del 50% di chi lavora con glie etf per professione!
Ancora oggi, molti consulenti associano erroneamente la liquidità di un etf al volume di negoziazione e masse gestite.
Ma…allora…..Nella scelta di un etf non ha alcun senso valutare il volume di negoziazione o le masse gestite?
Se da un lato queste informazioni ti dicono poco in termini di liquidità etf, non vanno nemmeno del tutto trascurate!
Gli etf con un buon volumi di scambio permettono ai gestori di godere di economie di scala. Questo significa che di solito sono più economici in termini di costi di gestione annui e gli spread tra denaro-lettera più contenuti.
Inoltre gli etf maggiormente scambiati sono meno esposti al rischio chiusura (liquidazione etf). Di questo ultimo aspetto ne parleremo in un articolo dedicato.

Liquidità etf: conclusioni

Per investire al meglio sugli etf segui questi due semplici consigli:
  1. Se hai a disposizione più etf simili tra cui scegliere, privilegia quelli ad alto volume e buone masse gestite, in quanto generalmente offrono costi più bassi e spread più contenuti.
  2. Se la tua strategia di investimento prevede l’acquisto di etf di “nicchia” che replicano benchmark di determinati settori, o di azioni a minor capitalizzazione, in teoria potrebbero crearti problemi in termini di rischio liquidità.
E’ buona norma, in questi casi fare riferimento alla composizione del book di negoziazione, acquistando nel momento in cui visualizzi buoni volumi e spread accettabili.
Quello che devi stamparti bene in testa è che il rischio di liquidità di un etf non si misura leggendo il book di negoziazione, volumi scambiati e masse gestite ma analizzando il sottostante.
In termini di liquidità effettivamente gli etf non sono molto trasparenti in quanto bisognerebbe conoscere bene le caratteristiche del sottostante.
Se non hai tempo e voglia di selezionare i migliori etf ti consiglio di dare un’occhiata qui! Non resterai deluso! 😉
Buon investimento!